lunedì 12 marzo 2012

Conosco una che conosce uno che mi vuole conoscere...

Da un po’ di tempo a questa parte, sono oggetto delle attenzioni di troppa gente armata di buone intenzioni, che vengono sprecate malamente.
Perché in questo periodo ogni persona che mi conosce e ha un po’ di confidenza con me, cerca di stanarmi da casa per presentarmi qualcuno? Possibile che abbia l’aria di una che ha estremo bisogno di questo tipo di aiuto? Non sono certo una che frigna con le amiche per la solitudine! Alla peggio me ne sto defilata senza dar fastidio a nessuno… Eppure sembra che ultimamente, sia stato istituito il “Comitato per la Salvaguardia della Vita Amorosa di CheFineHaiFatto” e che ogni amica stia vagliando fra le proprie conoscenze o ravanando fra gli amici single dei propri compagni per trovarmi un fidanzato. Un gesto carino se vogliamo, ma mai richiesto dalla sottoscritta.
– Esci dal guscio, è primavera! Comincia una nuova vita, ti aiuto io… -
E se a me quella vecchia andasse ancora benissimo?
E se a me di incontrare l’ennesimo ragazzo nell’imbarazzo più totale, non andasse affatto? Perché dover intraprendere la solita discussione con le amiche che, seppur per affetto, cercano di forzarmi ad uscire con un perfetto estraneo?
Incontrare sconosciuti “scelti” da qualcun altro, non è mai un buon inizio, credetemi. Ultimamente tra uscite collettive, uscite a quattro e appuntamenti al buio, son quasi più fuori che a casa… la sto esagerando un po’, comunque è un vero assalto. E poi che ne rifiuto la maggior parte, sennò dovrei istituire un dispensa biglietti e un display luminoso con la scritta “Serviamo il numero…”
Sarà che sono convinta che se è destino, lo incontrerò comunque l’uomo/ragazzo della mia vita senza “aiutini” o blind date assolutamente disastrosi, che faccio fatica a immaginare che potrà capitare così. 
Sono giovane, che diamine! Per diventare una disperata zitella con la casa piena di gatti, c’è ancora tempo, non vi pare? Eppure nella vita c’è sempre qualcuno che cerca di darti una mano anche nelle situazioni non richieste e che prova a convincerti che stai sbagliando qualcosa nella tua esistenza.
Sono single da un anno, non mi sembra una gran tragedia a 24 anni! Non lo sarebbe, a mio parere, nemmeno a 40 o a 50 se mi sentissi come mi sento ora (che ho ripreso il totale [quasi] controllo di me stessa), ma questo è un altro discorso. Certo è vero che avrei voglia di avere accanto una persona che mi ama e da amare a mia volta, non sono mica una misogina votata all’eremitaggio. Però vorrei che esistesse un modo per incontrarla che non mi costringesse a sottostare a questi umilianti appuntamenti ai quali a volte le amiche già come dire… accasate, mi sottopongono ultimamente. Come quello incontrato per un aperitivo venerdì sera.
– C’è un amico del mio ragazzo che devi assolutamente conoscere! E’ davvero molto carino, fa l’avvocato e avete un sacco di interessi in comune. Vi vedo già insieme, sareste una coppia formidabile! –
Peccato che “gli interessi in comune” si rivelino essere una misera manciata che comprende: preferire il mare alla montagna, detestare i fazzoletti di carta in barba al fatto che quasi tutti gli altri esseri umani li usino con soddisfazione e che entrambi odiamo andare in bicicletta… Può bastare?
Ovviamente la risposta è no.
Per sorvolare sul fatto che il soggetto in questione è sì carino, ma è più basso di me di alcuni centimetri… In effetti sono definita spesso una stangona visto che sfioro il metro e settantasei, ma che ci posso fare se sono alta? E’ chiaro che se c’è l’amore e l’affiatamento anche l’altezza passa in secondo, ma che dico secondo… in terzo piano! Ma qui (come tutte le altre volte per ora, haimè!) è come cercare di infilare un bastone tondo in un buco quadrato, per citare la frase di un film
Sarà anche avvocato quello là, ma per essere un principe del foro in tutta la serata ha spiccicato quattro parole in croce, tutte in lodi sperticate su quanto sia carina e in domande sul perché con la mia altezza e il mio aspetto, non abbia tentato la carriera di modella, mettendomi parecchio in imbarazzo mentre mi affrettavo a cambiare discorso. Salvo cambiar rotta quando è arrivato il momento di pagare gli aperitivi, tentennando e rovistando nel portafoglio e poi con la faccia da schiaffi mi ha chiesto di pagare per entrambi perché non aveva contante. Che si può pensare di uno che esce per la prima volta con una sconosciuta e non si cura nemmeno di avere quattro soldi in tasca? Aveva proprio intenzione di farmi una bella impressione, non c'è che dire... un vero signore! 

La mia amica il giorno dopo, mi ha detto che non si è nemmeno scusato per l'accaduto, perché tanto sapeva che non ci saremmo più rivisti. Perché e qui cito testuali parole, "... ero troppo per lui e sapeva già come sarebbe andata a finire ...". 
Non so se fosse una scusante o un cavillo da avvocato per la maleducazione, ma sicuramente se si gioca le relazioni sempre a questo modo, è garantito che resterà sempre solo come un cane!
E questo vi assicuro, è il meno peggio che mi è capitato…
Tutto questo sfogo perché ecco che la primavera sta facendo capolino e subito l’amica di turno preoccupata per la mia prolungata solitudine, si sta adoperando per cercare di accasarmi con il solito “ottimo sulla carta”.
Quando mi viene in mente questa immagine di persona ottima sulla carta, ormai mi copro di bolle!
Sto sinceramente pensando di abbandonare la mia proverbiale educazione e i miei modi garbati per mandare a quel paese qualunque persona cominci a propormi di dare uno scossone alla mia vita. Non è nella mia natura, ma dovrò pur difendermi, no?
Scansare l’ennesimo appuntamento inutile e fallimentare, che non solo mi farebbe sprecare del tempo, ma metterebbe a dura prova anche il mio amor proprio visto che mi sono spesso chiesta se sono io ad essere incontentabile e poco aperta verso gli altri o se è colpa di chi non ha capito un fico secco di come sono e mi appioppa sempre la persona sbagliata.
Forse la verità è più semplice e prosaica, cioè gli uomini disponibili sono quelli e punto.
Le rimanenze di magazzino, quegli articoli che per quanto ci si impegni non si riesce proprio a vedere… per fare una metafora. Così un’altra domanda che mi pongo ogni volta, al mio rientro a casa dopo aver partecipato all’ennesimo incontro fallimentare, è questa: sono anch’io una rimanenza di magazzino?
O sono forse (e questo è ancora peggio) uno scarto di produzione, merce difettata che non si riuscirebbe a vedere nemmeno a metà prezzo?
E’ tardi e devo andare a dormire. Per citare (ancora) la frase di un altro film, ci penserò domani…

venerdì 2 marzo 2012

La mia vita in un mashup

Manco da una vita lo so, ma visto il mio nick questa cosa non dovrebbe sorprendervi per niente. Sarò costretta a riassumere e raccontare un po' alla rinfusa i fatti più salienti, buttati tutti nel pentolone di questo post contenitore...
Ho avuto un sacco da fare. Il ché vuol dire per un'apatica e inerte come me, una gran fatica!
La cucina è ancora un disastro (maledetta neve!) e lo sarà ancora per mesi dato che prima i muri si dovranno asciugare e poi l'impresa assoldata dal condominio ci potrà lavorare. Per ora, guardare quelle pareti una volta bianche è un pugno in un occhio perché ovunque volga lo sguardo, mi pare di vedere delle fette di gorgonzola spalmate sui muri, da tanta muffa c'è sopra...
Brrrrrrrrrrrrrrr!
Così continuo a mangiare cibi che mi scaldo al microonde perché il titolare dell'impresa che è venuto per un sopralluogo mi ha sconsigliato di cucinare sui fornelli, visto che dal soffitto si staccano pezzi di pittura e ogni tanto cadono frammenti di intonaco. Anche se non me lo diceva ci sarei arrivata da sola, ma è stato premuroso.
Sto facendo la fortuna degli asporto vicino a casa, perché come potrete immaginare mangiare "cucinando" con un misero microonde rende decisamente limitato il numero di piatti sul menu'...
Una sera cinese (che odio, ma bisogna pur variare), una sera pizza, un'altra un primo e un contorno e ringrazio i santi del paradiso che esista un asporto che fa cucina tradizionale e ogni tanto (perché è mooooolto più caro degli altri) il giapponese con sushi e yaki meshi o tempura udon. Se fosse per me mangerei giapponese tutte le sere, ma col mio stipendio buona grazia se lo faccio tre volte al mese.
Sul fronte lavoro non si muove foglia e non proseguo il proverbio perché spero proprio che Dio non ce l'abbia con me, per cui mi tocca rimanere dove sto e sentirmi pure fortunata.
Qui nulla cambia, ogni giorno le stesse facce e le stesse prove che meritocrazia è solo una parola, un concetto astratto del tutto privo di significato. Ogni giorno le stesse sclerate, con gli schiavi (leggi me e qualche altra manciata di poveracci) che lavorano il doppio degli altri prendendo la metà alla fine del mese, ma son dettagli... L'unico giorno che aspetto con ansia, come potrete immaginare, è il venerdì e non soltanto perché è preludio di week end, ma anche perché si assiste alla "parata degli orrori". Da quando il titolare che ha studiato negli States e se ne vanta ad ogni piè sospinto ha istituito il venerdì casual, si assiste a certi orrori che non vi dico. Quelli abituati ad arrivare in ufficio eleganti e sobri ogni santo giorno, si sentono finalmente liberi di dar libero sfogo alla propria "creatività", con risultati spesso terrificanti.
Certi pullover dai colori talmente improbabili da sembrare l'acquisto di qualche fondo di magazzino di un negozio dell'est europeo prima della caduta del muro. Gli uomini sono i più patetici su questo fronte, se escludiamo le due o tre colleghe che adottano il look "passeggiatrice" con mise più adatte all'aperitivo con gli amici che per il lavoro in ufficio. Poi ovviamente c'è lui: Lapo. Il "pezzo unico", l'uomo che riesce a sembrare tamarro (e non lo sembra soltanto, LO E'!) persino con un vestiti di Vivienne Westwood. Come faccio a sapere che ha un abito firmato da lei? Secondo voi? Lapo non perde occasione per rimarcare quanto è trendy e quanto ci tenga al look, peccato che il gusto non si possa acquistare in negozio insieme agli abiti e nemmeno il cervello...
Oggi il capo è andato a Milano con Lapo e altri due leccapiedi e in ufficio si respira un'aria rilassata e serena che è un piacere. Ho terminato i miei compiti e così cazzeggio un pochino sul mio blog trascurato. Raccontare i fatti miei su questo diario a cielo aperto all'inizio mi imbarazzava un po', ma alla fine ho notato che mi fa bene e così metto da parte le inibizioni e buonasera.
Più tardi farò un salto in libreria prima di rientrare a casa e qui arriva la nota dolente.
Sono un'accanita lettrice, quasi maniacale. Mi è sempre piaciuto leggere, amo immergermi nelle storie raccontate da altri e ci perdo spesso anche molte di ore di sonno, ma ultimamente non riesco più a trovare libri che mi piacciano davvero. Leggo lo stesso per carità, ma quando arrivo all'ultima pagina è quasi un sollievo invece che un sottile rammarico per la fine della storia. Quando leggo un libro che mi piace, provo un sottile dispiacere nel lasciare i personaggi che ho amato attraverso le pagine lette, è come abbracciare al terminal partenze degli amici cari che se ne vanno per non tornare mai più. Macinare pagine su pagine di un libro che mi esalta, mi procura una dualità di sentimenti: da un lato il voler terminare per scoprire come va a finire e dall'altro la sensazione di abbandono quando arriverò all'ultima pagina.
Ecco, tutto questo non lo provo più da mesi. Mi impegno a leggere recensioni o a spulciare sugli scaffali delle librerie, ma purtroppo non riesco a trovare nulla che mi soddisfi pienamente. La lettura è uno dei miei piccoli/grandi piaceri della vita e ne ho bisogno come di mangiare o dormire...
A questo punto vengo al dunque. Potete consigliarmi qualcosa da leggere? Vi do qualche indicazione su libri che mi sono piaciuti, ma ovviamente sono aperta ad ogni cosa purché si tratti di narrativa. Alcuni degli ultimi libri che ho letto e che mi sono piaciuti: "Nessun dove" di Neil Gaiman, "L'ombra del vento" di Carlos Ruiz Zafòn, tutti i libri di Fannie Flagg, "Soffocare" di Chuck Palahniuk, "Acqua agli elefanti" di Sara Gruen, "Un samba per Sherlock Holmes" di Jo Soares, "Mama Tandoori" di Ernest Van Der Kwast, "Non lasciarmi" di Kazuo Ishiguro, "L'inconfondibile tristezza della torta al limone" di Aimee Bender, "Espiazione" di Ian McEwan e non proseguo per non diventare noiosa.
Avete qualche tesoro da condividere con me? Spero di si, ve ne sarò davvero grata...